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Gli Otto Rioni

Azzuro per il Centro

L’industrializzazione del territorio iniziò nel 1813 con l’apertura di alcuni forni per il vetro a S.Anna, ma la vetreria a Sesto Centro fu inaugurata nel 1906. L’inizio del 1900 vide un fiorire di iniziative industriali, favorite anche dalla ferrovia, che collegò Sesto a Gallarate e Milano nel 1865. Nel 1868 fu realizzato il ponte ferroviario in legno, sostituito nel 1882 da quello ferroviario e stradale in ferro (distrutto dai bombardamenti aerei nel 1944). In centro, nell' attuale piazza Garibaldi, dal XV secolo sorgeva la chiesa di S. Bernardino. Il suo campanile, edificato sucessivamente alla chiesa solo nel 1739 ed addossato ad essa, per deficienza di opportune fondazioni, si era inclinato ed era fonte di preoccupazioni per gli abitanti. La questione se abbatterlo o no fu dibattuta tra opposte tifoserie per decenni, finchè si giunse alla determinazione di demolire sia il campanile che la chiesa, anch'essa in pessime condizioni di stabilità. L'attuale chiesa fu costruita tra il 1905 e il 1910. La chiesa custodisce le spoglie mortali del compianto Cardinale Angelo Dell'Acqua, sestese d'origine, poi diventato vicario di Roma sotto il pontificato di Paolo VI. La totale dipendenza dai commerci e dalle vie di comunicazione lacustre ha forgiato begli abitanti di Sesto Centro un indissolubile legame con il fiume e con le barche atte a navigarlo. Molti sestesi nei secoli scorsi lavoravano come trasportatori di merci sui barconi fino a Milano.

Rosso per S.Giorgio

Il quartiere nasce in origine come agglomerato di piccole masserie agricole, sorte nel mezzo di terreni coltivabili, e da sempre dediti all’agricoltura quale unica fonte di sostentamento. Attraverso queste zone passava la strada romana proveniente da Angera. Con la caduta dell’impero romano, la zona venne occupata da popolazioni longobarde. Nel 1300 tutto il basso Verbano passò in feudo alla potente famiglia Visconti, e nei secoli successivi il feudo venne smembrato e anche i terreni del nostro quartiere passarono di mano in mano a vari signori. Solo a partire dal periodo Napoleonico gradualmente le grandi proprietà vennero cedute agli agricoltori del luogo. Restano testimonianze della religiosità e delle tradizioni degli abitanti nelle numerose cappelle, capitelli e dipinti sacri ancor oggi visibili. La tradizione delle cappelle risale ad epoca romana. I “lares” domestici, spiriti protettori della famiglia, i “lares compitales” o dei crocicchi e i “lares rurales”, dei campi, venerati dal popolo romano, sono stati sostituiti in epoca cristiana, con i santi, col Crocefi sso e, in misura maggiore, con la Vergine, erede, nella cultura popolare, di divinità propiziatrici del raccolto (Madre Terra, Cerere).

Verde per i Mulini

Il quartiere ha origini antichissime. Gli insediamenti della cosiddetta Cultura Golasecchiana, di cui si sono trovati reperti proprio in questa zona, si svilupparono sin dal 9° secolo avanti Cristo, per estendersi successivamente sulle alture lungo il fiume, fino all’area dietro il cimitero di Sesto. Quindi si può ben dire che Sesto nasce al quartiere Mulini. Numerosi mulini per la macina delle granaglie sorsero lungo i piccoli corsi d’acqua della nostra zona, documentati già nel tardo medioevo, ma sicuramente operanti molto prima in tutta Sesto. I corsi d’acqua della Lenza e del Riale, opportunamente incanalati in“rogge molinari” arrivarono ad alimentare fino a 18 macine. Nel quartiere di cui stiamo parlando, esisteva un agglomerato di mulini, lungo la roggia detta dei molini, in prossimità della cosiddetta “Ca’ Gialda”. I più macinavano granaglie, ma nel XIX secolo fu allestita una grossa segheria che sfruttava l’ultimo tratto della roggia (il complesso fu chiamato “La Resiga”), e successivamente un altro mulino fu adibito alla macina dei ciottoli di fiume per estrarne quarzo per uso industriale. In passato erano attivi sul fiume anche mulini galleggianti sull’acqua, ancorati a grossi macigni, che sfruttavano la corrente del fiume. La concentrazione di questi mulini era tanto caratterizzante la zona, da dare il nome al quartiere. La vita del quartiere da sempre è dipendente dall’acqua. Gli abitanti hanno ereditato un incondizionato amore per il fiume. Sono pronti a far valere la propria tradizione di vogatori sui “dragon boats” nel nostro bellissimo e folkloristico Palio.

Fucsia per l'Abbazia

Il quartiere dell’Abbazia è sicuramente il più carico di storia. Certo, l’importanza del quartiere discende dalla presenza dell’Abbazia benedettina che dal secolo IX influenzò in modo determinante la storia di Sesto Calende. L’abbazia venne fondata dal conte Liutardo, che fu vescovo di Pavia dal 830 al 864, che aveva ottenuto le terre dall’imperatore e re d’Italia Lotario. Alcuni secoli dopo, l’Abbazia, restata senza monaci per i continui soprusi e fatta segno di continue ruberie, fu assegnata dal papato all’opera pia Ospedale Maggiore, che per via delle guerre continue non aveva più sufficienti risorse per la cura degli infermi. Le terre divennero così di proprietà dell’Ospedale, e tali rimasero in gran parte fi no ai giorni nostri. L’Abbazia, definitivamente abbandonata nel secolo scorso, divenne un rudere, e solo qualche decennio fa vennero ricostruiti, per interessamento del nostro cardinale Angelo Dell’Acqua, gli edifici che oggi ospitano la Casa di Riposo sant’Angelo e l’Azienda Sanitaria Locale. La chiesa di San Donato, annessa alla Abbazia, resta però il principale monumento storico di Sesto e porta la memoria di importanti rifacimenti e affreschi, testimonianze di anni di migliori condizioni economiche. Il quartiere è via via andato espandendosi, come un po’ tutto il territorio di Sesto, nella seconda metà del ‘900, grazie anche alla presenza di grandi industrie come la SIAI.

Grigio per Lisanza

Lisanza è diventata frazione di Sesto Calende solo nel 1927, in occasione della creazione della provincia di Varese. Prima di tale anno, era un comune autonomo. Il borgo è caratterizzato da una piccola collina sulla quale sorgono i resti di un castello che, insieme ad altri della zona faceva parte del sistema di avvistamento difensivo. Fino alla metà del secolo scorso una parte importante dell’ economia era basata sulla pesca. Di giorno i pescatori erano impegnati in attività collaterali, quali la riparazione delle lunghe reti, la “tencia” o tintura delle stesse, la manutenzione delle barche, la preparazione di sassaie e la messa in acqua di fascine di legna per favorire la deposizione delle uova e la protezione degli avanotti. L’economia rurale, basata sui prodotti di piccoli appezzamenti di terreno e sul bestiame, era per tutti fonte di sostentamento. All’inizio del novecento, con lo sviluppo della vetreria a Sesto, presso cui avevano trovato lavoro anche operai di Lisanza, prese piede l’attività artigianale dei “cavagnitt”, che producevano ceste per damigiane. Oggi sono attive molte imprese industriali di piccole/medie dimensioni, attività turistiche e sportive. La posizione del paese e la forte dipendenza economica dal lago, hanno edificato nei secoli un rapporto speciale dei residenti con il lago che amano, conoscono e curano con attenzione anche oggi. Spirito, questo, che anima la competitività necessaria alla buona riuscita del Palio.

Bianco per Cocquo, Sant'Anna, Loca

La frazione di Sant'Anna e gli insediamenti Loca e Cocquo sono piccoli agglomerarti urbani tra Sesto centro e Lisanza. L'abitato di Cocquo, data la sua meravigliosa ubicazione sulla collina e la assenza di strade di transito, è divenuta zona residenziale di prestigio. Degna di menzione è la chiesetta dedicata a Sant'Eurosia, edificata nel 1665 da certi fratelli Brambila ivi residenti. A Loca vi è un piccolo oratorio, costruito intorno al dipinto della Madonna dell'aiuto, chiamato così grazie ad un fatto curioso che vide nel 1836 Sesto immune da un'epidemia di colera scoppiata nei dintorni. Il nucleo dell'insediamento di S.Anna è oggi costituito dalle permanenze del villaggio industriale, sorto attorno alla prima vetreria aperta in zona dell' imprenditore milanese G.B. Rossini. La chiesa di S.Anna è segnalata in Catasto già nel 1856. A quel tempo era un oratorio privato, aperto al culto pubblico, donato in seguito alla comunità dalla famiglia proprietaria. La frazione è diventata celebre per l'installazione dell'idroscalo della S.I.A.I, SOcietaàIdrovolanti Alta Italia, fondata nel 1915 a Sesto Calende. Partendo da questo idroscalo, furono conquistati celeberrimi primati di volo su idrovolante. Dopo circa 50 anni dalla fine della guerra, una parte dell'area è stata resa accessibile ed adibita a parco pubblico: il Parco Europa. La frazione due secoli fa iniziò la sua conversione da una economia agricola a industriale, con una prima vetreria e poi una grande acciaieria, che utilizzava ferro di recupero. La vocazione al turismo di Sesto Calende trova in questa frazione ampia conferma, attraverso campeggi e cantieri nautici.

Giallo per Oriano, Oneda

La storia accomuna i due quartieri. L'intero territorio nel XV secolo fu acquistato dai Borromeo, successivamente ceduto ai Visconti di Gallarate ed infine, per mancanza di eredi diretti, passò in proprietà al ''Luogo Pio di Santa Corona di Milano''. A causa dello scarso reddito, nel 1880 il ''Luogo Pio'' alienò le proprietà di Oriano suddividendole in lotti, di cui il principale venne ceduto a un certo Fortunato Consonno, che, amante del borgo, attuò un piano di ammodernamento, provvedendo a dotare il paese di acqua potabile, costruendo un lavatoio in centro ed uno in Oriano di Sotto, edificando una magnifica villa con il parco cintato di 670 pertiche, un'aula per la scuola, luoghi ancora oggi degni di menzione. Nel 1807, in epoca napoleonica, per un decreto del Regno Italico, fu aggregato alla vicina Sesto Calende, ma con la restaurazione dopo Napoleone riacquistò la sua autonomia. Nel 1869 Oriano viene definitivamente accorpato al Comune di Sesto Calende. La chiesa di Oriano, così come la vediamo oggi, è stata ricostruita nel 1652, ma la cappella precedente si perde nella notte dei tempi. Ad Oneda esiste l'Oratorio di S. Francesco, eretto nel 1482 dal nobile Giovanni Gatti, ed ampliato dagli abitanti di Oneda nel 1757. Una particolare menzione spetta al Centro Parco del Ticino, la cui sede è stata collocata in edifici delle vecchie scuole. Al piano terra ospita il mueso di storia naturale. La storia di comune indipendente di Oriano ed Oneda costituisce base culturale per uno spiccato spirito combattivo che ben si addice al nostro Palio, cui i residenti partecipano con entusiasmo.

Arancione per Lentate

La storia del quartiere ha inizio nel 1300, quando un primo documento cita ''Lantà'' nella Pieve di Angera, e da allora per secoli ne seguì le sorti. In epoca Napoleonica il comune viene aggregato a Taino; con la Restaurazione, il comune torna ad essere autonomo e poco dopo aggrega Osmate. Solo nel 1929 diviene frazione di Sesto Calende. L'abitato si concentra attorno al cosiddetto Castello, che in realtà era un monastero delle monache milanesi di S. Margherita, con l'annessa chiesa del XIII secolo dedicata a S.Materno. La chiesa Nuova è in stile moderno, ispirato a modelli medievali e rinascimentali. L'insediamento rurale di Santa Fè, poco più a sud sulla strada per Sesto, prende il nome dalla bella chiesetta di Santa Fede (chiesa della Beata Vergine Addolorata), d'origine medievale, ma ricostruita nel 1891. L'intera zona ha mantenuto l'economia agricola che l'ha caratterizzata per secoli, come del resto la maggior parte dei territori entroterra di Sesto. Lentate non ha conosciuto l'incontrollato sviluppo edilizio e ciò contribuisce a creare una suggestiva atmosfera d'altri tempi. Stante la sua storia di indipendenza ed anzi di centro di aggregazione, resta ben vivo l'orgoglio campanilistico che caratterizza i suoi abitanti, che organizzano ogni anno riuscitissime feste popolari. Così il Palio trova spirito vitale e combattivo in una società che pur non ha particolari tradizioni di attività lacustri.

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